sabato 28 febbraio 2015

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Il blog si è trasferito e ha riarredato il web qui http://www.laluisonaelamadeleine.it/


domenica 8 giugno 2014

su questo blog ci sono ancora delle forme di vita, non del tutto intelligenti, ma ci sono

Milano, Cagliari, Milano, Cagliari, Milano, Torino, Milano, Torino, Milano, Torino, Milano, Torino, Milano, Torino, Milano Cagliari, Milano, Genova, Milano.
Queste le tappe degli ultimi mesi. Il posto che ho visto meno è la cucina.
Ma che mi giustifico a fare, poi come se in rete mancassero le ricette... veniamo al dunque.

Chiocciole al pesto di pomodori secchi, una ventina, circa.

750 gr di pasta per la pizza
6 pomodori secchi
50 gr di anacardi
un bicchiere di latte
un cucchiaio di doppio concentrato di pomodoro
un cucchiaio d'olio evo
uno spicchio d'aglio

Se c'è una cosa che bisogna riconoscere ai vegani, è la rivalutazione degli anacardi. Io, per dire, manco alle feste li ho mai visti e alle mie FesteMeste non li ho mai offerti. Essi, però, son parecchio buoni: decisamente diversi dalle arachidi, meno oleosi, meno pesanti.
I vegani ci fanno quelle buffe cose tipo il veg-parmigiano e robe così. Noi ci facciamo il pesto ché la frutta secca è sempre una buona idea, un po' ovunque.

La base del pesto l'ho rubata a un cuoco con la voce di Bubu che ho visto in TV, non so chi fosse e, pure se ho molto modificato la ricetta, gli son ben grata perché l'idea era ottima.

Inutile dire che potete condirci la pasta, col pesto, io l'ho fatto con grossa soddisfazione, ma le chiocciole fanno compagnia e durano più a lungo.

Sulla pasta per la pizza non mi pronuncio: ognuno ha la propria ricetta e non serve ricordarvi che questo è un blog che non c'ha voglia; che non usa il lievito madre e che al massimo è capace di attendere tre ore per una lievitazione (non è vero: ho fatto robe ben più complicate ma a metà mi annoiavo e non vorrei annoiare voi)... insomma che siano tre ore o tre giorni, scegliete l'impasto per pizza che preferite.

Vabbè, mossa a pietà: le mie dosi consuete prevedono 400 ml di acqua o latte o misto, 500 gr di farina, tre cucchiaini di sale, uno di zucchero, una bustina di lievito di birra secco e, volendo, 30 gr d'olio evo. Ed è con sfrontata arroganza che vi confesserò che qui a Milano, questa volta, ho pigramente comprato l'impasto pronto dell'Esselunga, ed era pure buono.

Voi prendete i pomodori secchi e gli anacardi e li tenete a bagno nell'acqua bollente per il tempo necessario a raccattare gli altri ingredienti dalla dispensa.

Scolate il tutto, aggiungete il latte, l'olio, l'aglio e il concentrato e frullate col mixer a immersione fino a ottenere una crema dignitosamente liscia, che vuol dire che se vi piace più rustica vi fermate prima, insomma vale tutto.

Dividete la pasta in due parti e stendetele, serenamente con le mani, in due rettangoli dell'altezza di un centimetro circa.
Spalmate con generosità il pesto sulle due superfici: qui non si fanno prigionieri, quindi non lesinate.
Avvolgete ciascun rettangolo su se stesso e tagliate i rotoli a fette di circa due centimetri.

Disponetele su una teglia rivestita di carta forno bagnata con poco latte. Spennellate ogni chiocciola con altro latte e infornate alla massima potenza per un tempo che ignoro completamente ché ogni volta mi scordo di controllare.
Il profumo in cucina sarà un buon segnale per capire come regolarsi.

Levate dal forno e fate riposare su una gratella, as usual.






venerdì 21 marzo 2014

Ceci e guglie e aperitivi

La mia vita nordica procede serena, per nordica intendiamo milanese e per milanese intendiamo un ristorante ogni cinque passi e per ristorante ogni cinque passi intendiamo che qui mangio e non cucino.
Mi sento in vacanza e io in vacanza mangio cose che non ritroverò a casa e vado per musei.
Son stata in Rinascente, sulla terrazza, e, da lì, ho visto le guglie del Duomo, invidiando chi ci passeggiava. Son stata sulle guglie del Duomo e, dalla terrazza della Rinascente, nessuno mi invidiava.
Sulla terrazza della Rinascente la gente fa l'aperitivo, dal tramonto all'alba.

In questo universo parallelo, in cucina, credo di aver superato me stessa: Shameless prize, mio tutto il podio.
Per le foto rinuncio pure a chiedere scusa; per la semplicità della ricetta farò ammenda in ginocchio sui ceci ché di quelli parliamo.

Vellutata di ceci, autosufficiente in modo inaspettato.
Umile e discreta, sperava d'essere accompagnamento; è stata portata principale, pur essendo fatta di niente.


Dosi per due persone o per me

1 latta di ceci
6 foglie di basilico
40 gr di parmigiano
sale
pepe
olio evo
1 spicchio d'aglio
250 ml di latte

Lo so, dovrei pure chiedere scusa per il basilico, comprato a marzo a Milano al supermercato, però sono un migrante quindi a statuto speciale, quindi assaggiate prima di lamentarvi.

Soffriggete l'aglio nell'olio. Unite i ceci sgocciolati, un pizzico di sale e lasciate insaporire per qualche minuto. Aggiungete il latte e portate a ebollizione.

Levate dal fuoco e lasciate intiepidire, unite il parmigiano grattugiato, il pepe e il basilico.

Frullate tutto fino a ottenere una crema liscia.

Vien bene servita nei bicchieri, come aperitivo, ma è felice anche nei piatti


Quindi vi servono i crostini.

Qui, nella casa ipodotata, ci si arrangia alla LIDL e la mia opzione son state le sfoglie di segale al sesamo (che vi consiglio pure ché son buonissime) ma ho una dignità quindi vi lascio la ricetta dei miei biscotti al formaggio, per una combo di colesterolo.

60 gr di Gouda grattugiato finemente
60 gr di farina
40 gr di burro
un pizzico di bicarbonato
sale
spezie a piacere

Si tratta, con tutta evidenza, di una base modificabile, ma è una base buona e questo ci basta.

E ci basta impastare il tutto lanciando gli ingredienti nel robot, stendere l'impasto a 1cm, ritagliare i biscotti e cuocerli a 180° fino a doratura.
Trovate due guglie e godetevi il vostro aperitivo.

giovedì 20 febbraio 2014

la pasta invereconda

Sto temporaneamente in una casa nuova e ho una bella cucina vuota.
Le dotazioni, minime, non mi consentono grandi esperimenti quindi da qui, e per qualche mese, i post saranno da considerarsi shameless per la maggiore, se possibile, semplicità dei piatti e per le brutte foto.
Questa delle foto è l'ennesima scusa: brutte erano e brutte saranno, solo che ora il cibo starà sempre su piatti bianchi a pois verdi. Anche simpatici dal vivo, ma per niente fotogenici. Come me.
Il primo piatto che vi propongo è il frutto della spesa alla LIDL; sapete già che è un mio guilty pleasure ma al momento la scelta viene anche da necessità logistiche ed economiche: scrauso is the word.
Alla LIDL, indipendentemente dalla stagione e dal parallelo, si trovano dei peperoni rossi, simili ai friggitelli, buoni e dolcissimi; verosimilmente radioattivi, che ve lo dico a fare.
Io li compro e li mangio, in attesa di brillare al buio.

Farfalle integrali in crema di cannellini con peperoni caramellati.

200 gr di farfalle integrali

1 latta di fagioli cannellini sgocciolati
olio evo
origano
un bicchiere di brodo vegetale
1 spicchio d'aglio
pepe nero

due peperoni rossi dolci
una noce di burro
origano
sale
un cucchiaino di zucchero

La pasta la sapete cuocere.

Soffriggete aglio e origano abbondante in poco olio a fiamma bassa. Quando l'aglio sarà appena dorato, unite i cannellini e fate insaporire.
Versate il brodo tiepido, aspettate l'ebollizione poi levate dal fuoco.
Frullate tutto col coso a immersione (nella mia casa ipodotata, l'attrezzo costa 9 soldi e però funziona).
Aggiungete abbondante pepe e aggiustate di sale.

Affettate i peperoni a striscioline sottili e saltateli in una padella in cui avrete fatto rosolare burro e origano.
Salate e dopo circa dieci minuti aggiungete lo zucchero, fate appena caramellare e spegnete la fiamma.

Condite la pasta con la crema, con cui avrete velato pure i piatti, e completate coi peperoni.
Buono assai e mica garantito che con ingredienti di qualità venga meglio... disse la volpe guardando l'uva all'emporio biologico.

martedì 7 gennaio 2014

Poco lavoro: nemmeno basta a bruciare le calorie di un biscotto.

La mia primissima ricetta di biscotti senza uova è stata quella dei baci di dama.
Sono a prova di scimmia e per questo non ho mai pensato di postarli e neppure di rifarli negli ultimi anni.
Durante queste feste mi son stati offerti ed erano talmente buoni che avrei mangiato anche la mano di chi me li porgeva.
La frustrazione di quando devi essere educato e non puoi mangiarti tutto... che mondo avaro il nostro!
Ma io li so fare i baci di dama!
E allora ciao, ne ho fatti per nutrire eserciti... e li ho mangiati tutti io.
Sono biscotti piccoli e grassottelli che vanno in giro in coppia e la loro reciproca fedeltà è garantita, diciamo pure cementata, da una goccia di cioccolato fuso.
Sono un dolce facile facile e veloce pure e se li regalate fate anche bella figura.


100gr di farina di mandorle
100gr di zucchero
140gr di farina
20gr di cacao amaro
100gr di burro
vaniglia
sale

Lanciate serenamente tutti gli ingredienti nel robot e impastate tutto facendolo lavorare a scatti e per poco tempo.

Raccogliete i bricioloni che si saranno formati e ricavatene tante palline piccine picciò che schiaccerete appena alla base quando le disporrete ben distanziate su una teglia rivestita di carta forno.

Cuocete i dolcetti a 170° per 10/15 minuti poi fateli raffreddare.

Il meglio verrà al momento di accoppiare i biscotti.
Sciogliete 30 grammi di cioccolato fondente con due cucchiai di latte e 30 grammi di cioccolato bianco con un cucchiaio di latte e due di liquore all'amaretto.
Usate le due creme ottenute per unire due biscotti per volta e leccate la crema avanzata mentre aspettate che quella tra i biscotti tiri un po' e li tenga uniti.

Buoni chili di troppo a tutti.


venerdì 20 dicembre 2013

filologicamente corretto

Non è certo avanguardia dire che non amo particolarmente i surrogati di carne e pesce.
Certo, carne e pesce io non li mangio perché non mi sono mai piaciuti, quindi non ho alcun bisogno, per dire, di finti salumi come soluzione di continuità verso la scelta etica... quale scelta etica, poi, che non ho principi!
Ma, per quanto capisca il potere della suggestione, ho visto in rete cose come gli spaghetti alle vongole dove le vongole erano pistacchi! con tutto il guscio! e allora mi sa che si sta un po' esagerando...
Nella categoria dei surrogati non includo però gli hamburger vegetali.
Gli hamburger sono polpette e le polpette si fanno con qualsiasi cosa e, a memoria, non ho mai visto degli hamburger correre sui prati o vivere costretti in batteria.
Di conseguenza sono favorevolissima a tutti gli esperimenti curiosissimi e geniali fatti in questo senso da vegetariani e, ancor più, da vegani che mi evitano pure le uova.
Hamburger è un formato, pratico per i tegami e per le pagnottelle che lo ospitano ma è anche una parola con una sua dignità.
Perché allora c'è chi quello vegetale lo chiama burger?
Me lo volete dire?
Credete sia una cosa furba levare la carne, ham, dal nome?
Ma quanto è triste tutto ciò?
Hamburger viene, lo garantisce il Devoto Oli, da Hamburger steak, bistecca di Amburgo.
Hamburger Amburgo, burger Burgo...
vabbe' la smetto

Insomma HAMburger di verdure, la ricetta definitiva, dopo anni di pesantissimi e secchissimi tentativi.

Dosi per 4 pezzi

2 carote
2 zucchine grosse
1 mela
cipolla secca
curcuma
pan grattato
salsa di soia
olio evo
latte

Le carote le fate al vapore o, come me, le lanciate nel microonde in apposito contenitore per sei o sette minuti.

La mela la grattate.

Le zucchine le tagliate a dadini, le fate cuocere con un goccio d'olio e un pizzico di sale in tegame coperto, a fuoco vivace.
Basterà una decina di minuti. Scoperchiate, aggiungete mezzo cucchiaio di curcuma, un cucchiaio di cipolla secca e mezzo bicchiere d'acqua. Lasciate cuocere finché il tutto non risulterà asciutto.

Schiacciate le carote col passaverdura poi fate lo stesso con le zucchine riunendo nel composto ottenuto anche tutto ciò che è stato trattenuto dalle maglie dell'attrezzo.
Unite la mela, due cucchiai di salsa di soia e quanto pangrattato basta perché il composto risulti lavorabile.

Dimenticate tutto per un'ora o anche meno.

Aggiungete mezzo bicchiere scarso di latte, un cucchiaio d'olio e dimenticate per un'altra ora.

Formate gli hamburger e cuoceteli su una piastra rovente il tempo necessario perché si formi una bella crosta.

Ma che cos'è l'hamburger senza la sua pagnottella?

La pagnottella non è vegetariana, anzi muoiono dei maiali io ve lo dico, però è buona e se proprio se proprio, sostituite con l'olio d'oliva. (Presto bilancerò con una ricetta tuuuuutta vegana buona assai)

Pane di patate

250 gr di farina
250 gr di patate bollite
30 gr di strutto
un bicchiere d'acqua
lievito di birra
2 cucchiaini di sale
1 cucchiaino di zucchero

Schiacciate le patate quando sono ancora calde, unite lo strutto in modo che si sciolga e poi tutti gli ingredienti tranne l'acqua che aggiungerete poco alla volta e se necessario.

Fate lievitare fino al raddoppio, stendete l'impasto a due centimetri e ritagliate le pagnottelle del diametro che preferite.

Cuocetele in forno preriscaldato a 250°, poi fatele raffreddare dentro una busta di carta posta dentro una di plastica.

Ma che cos'è l'hamburger nella sua pagnottella senza salse?

Fate un chutney soffriggendo una cipolla tritata in un goccio d'olio e unendo due pomodori a pezzetti, un cucchiaio di zucchero, mezzo bicchiere d'aceto di mele e mezzo d'acqua, sale, zenzero e peperoncino. Lasciate cuocere finché il tutto non risulterà asciutto e lasciate raffreddare.

Unite poi un cucchiaino di extra vergine, un pizzico di sale e dell'erba cipollina a un vasetto di yogurt bianco per l'altro condimento.

Ma che cos'è l'hamburger nella sua pagnottella con le sue salse senza un contorno croccantello?

Prendete due grossi pomodori verdi, tagliateli a fette spesse, impanateli in un misto di pangrattato e farina e friggeteli in una padella velata d'olio finché non faranno una bella crosticina. Salateli al momento di servire, quindi subito ché il fritto è buono caldo.

Tricks

Non ho suggerimenti particolari ma posso ricordarvi di non usare un robot per schiacciare le patate ché se no fate la colla e di non toccare la curcuma con le dita ché vi vengono le mani di un Simpson a caso... nel senso che vi diventano gialle, non che vi ritrovate con quattro dita anzi che cinque.

Pubblicità
L'ho già detto che il blog sta anche su facebook? Lo dico ora e lo si trova qui: https://www.facebook.com/laluisonaelamadeleine

venerdì 29 novembre 2013

Sconfitte annunciate

Due settimane fa, con un'amica, sono stata coinvolta in una sfida culinaria ispirata alla cucina orientale.
Siamo state miseramente umiliate, meritandolo.
Non ho assaggiato i piatti della concorrenza vietnamita ma presumo fossero validi.
I nostri, invece, erano esperimenti improvvisati di cucina cinese, peggiorati da questioni logistiche, tipo il moltiplicarsi delle persone da servire, che ci ha costrette a trasformare le nostre due già improbabili ricette in pastoni per cani.
Soprattutto quella curata da me.
Ecco io voglio rifarmi!
Con una ricetta diversa, ancorché d'ispirazione orientale, ma soprattutto con DOSI DA DUE!


Le moltiplicazioni per l'eventuale pastone ve le fate da soli.

una cipolla
2 carote
14 cavolini di Bruxelles
acqua
olio di semi
zenzero
peperoncino
salsa di soia
tofu a piacere, meglio se affumicato
100gr di spaghetti integrali


Tagliate la cipolla a fette, separando, poi, i vari anelli.
Pulite le carote e con una mandolina tagliatele a nastri per il lungo.

Levate le foglie più esterne dei cavolini e tagliateli in 4 spicchi per il lungo. Fateli bollire in acqua salata per dieci minuti. Scolateli ma tenete l'acqua in ebollizione.

Tagliate il tofu a dadini e rosolatelo nella wok con un goccio d'olio di semi.
Lo so che l'olio di semi fa schifo, ma è il più adatto alle preparazioni orientali.

A pensarci bene, la considerazione vale sia per l'olio che per il tofu che è, di fatto, cartone bagnato; ma affumicato è buono tutto quindi preferite quello.

Quando il tofu avrà fatto una leggera crosticina, mettetelo da parte e nella wok fate rosolare, sempre in pochissimo olio di semi, la cipolla e le carote affettate.

Aspettate che si inteneriscano e intanto spezzate gli spaghetti a metà e calateli nell'acqua bollente. Scolateli al dente, molto al dente.
Tenete da parte l'acqua di cottura.

Quando le verdure saranno tenere, unite i cavolini, saltateli un attimo e aggiungete la pasta.
Condite il tutto con un cucchiaio di salsa di soia, peperoncino e zenzero abbondanti.

Aggiungete poco meno di tre mestoli d'acqua di cottura e lasciate che la pasta concluda la propria cottura mantenendola appena brodosa.

Completate col tofu a dadini.

Se vi state chiedendo perché il tofu, nelle mie foto, risulti bianchissimo, la risposta è che a quello affumicato ho pensato dopo e pure alla rosolatura.
Quindi, in pratica, io ho mangiato cartone. Gnam! proprio.
E no, quella non è la tazza del caffellatte, quella è una tazza grande come la mia testa.